Ricordi di Rio: l’umiltà di van Niekerk, l’abbraccio di Merritt, di Makhloufi e di Miller, tanto affiatamento e i sughi di Malpeli

15 Settembre, 2016 - Categoria: Eventi Sport

Appena atterrato, si può dire (il 30 agosto), abbiamo chiesto al nostro fondatore di darci il suo racconto olimpico in esclusiva, promettendovi altri ricordi di Rio.  Eccoli.  Si tratta del reportage che ci hanno fatto i magnifici quattro della squadra Human Tecar partita dall’Italia: Cristian Martinelli, cui è toccato l’oneroso compito di coordinare e muovere le fila dell’intera operazione, e i fisioterapisti Human Tecar: Cristiano Ivan Carioni, Paolo Malpeli e Andrea Zullo.

Questo nostro team si è dimostrato affiatatissimo tanto a Rio (nonostante soltanto una parte del gruppo avesse già lavorato assieme) quanto in sede di intervista: abbiamo parlato con loro uno alla volta, eppure i resoconti che ci hanno fatto combaciavano a tal punto che ne è risultata quasi un’intervista corale.

In questo come del resto nell’hospitality Adidas e in quella dedicata agli altri atleti, possiamo dire che la nostra squadra ha corso una staffetta 4x400m da record, con una sinergia, un entusiasmo e un impegno totale che s’incontrano davvero raramente.  Per non parlare dell’appoggio prezioso fornito da Geórgia Casali, bravissima fisioterapista Human Tecar brasiliana che ha dato una marcia carioca in più all’assistenza Human Tecar, e che ha contribuito dagli antipodi a questo reportage.

Medaglie?  Quelle dei “loro”, dei “nostri” atleti.  “LaShawn Merritt – racconta Paolo Malpeli (lo chef del gruppo, ma di questo a fra poco) – che sta facendo il giro d’onore attorno allo stadio, l’unico giorno in cui abbiamo trovato il tempo di andarci...  La stampa di tutto il mondo lo sta fotografando con i suoi compagni e la bandiera americana, ed ecco che molla tutto, compagni bandiera fotografi, esce dal quartetto e si lancia verso di noi per abbracciarci, salutarci e ringraziarci!”  O “l’oro olimpico e detentore del record del mondo 400m, Wayde Van Niekerk, che si è sottoposto ogni giorno a trattamenti di preparazione e di recupero muscolare, prima e dopo le gare,” racconta Andrea Zullo, “e ci ringrazia più volte personalmente per il nostro lavoro”; concorda Cristian Martinelli: “Van Niekerk mi ha molto colpito per gentilezza, umiltà e gratitudine.

L’abbiamo coccolato dall’inizio alla fine, e anche la sua ragazza, una volta, ha partecipato al trattamento.  Quando van Niekerk ha vinto l’oro ed era sommerso dalle interviste, ha mandato da noi la sua fidanzata, che ci ha detto: ‘Ragazzi, vi ringrazio per quel che avete fatto, appena si libera ve lo riporto’.  Anche l’allenatrice del sudafricano, l’ormai celebre Anna Botha, è corsa da noi prima del volo di ritorno, apposta per ringraziarci ‘per quel che avete fatto’.  È stato bello che, l’unica volta che siamo andati allo stadio, abbiamo visto vincere proprio van Niekerk.  Fa piacere, quando vince chi davvero lo merita, anche come persona.”

Cristiano Carioni era il più giovane professionalmente, e confessa: “Io avevo meno esperienza degli altri fisioterapisti, ero stato a Londra 2012 ma al seguito della delegazione italiana, non avevo familiarità con tanti campioni delle più svariate provenienze.  All’inizio avevo un po’ di timore, temevo di trovarmi di fronte a dei divi.  In realtà, gli atleti si sono dimostrati alla mano, amichevoli, disponibili, molto grati per il nostro lavoro.”

Per Paolo, “erano le terze Olimpiadi.  Ogni volta, comunque, è una storia a sé, e anche conoscendo molti atleti, la tensione emotiva è grande.  In questo caso, poi, abbiamo introdotto le pedane propriocettive, è sempre molto bello vedere arricchito quanto può offrire Human Tecar.  È stata un’esperienza fantastica tanto dal punto di vista professionale quanto da quello umano.  Il nostro era un gruppo stupendo, con un affiatamento unico.  Lavoravamo duro, dalle otto del mattino all’una di notte, abbiamo tante volte stretto i denti ma sempre con grande passione ed entusiasmo, e l’armonia era tale che anche se avevamo una breve pausa, preferivamo rimanere uniti, stare insieme.  La sera, poi, non uscivamo” – qui gl’intervistatori hanno pensato, ammirati, a quanto dovesse essere forte l’amicizia stabilitasi fra i quattro, viste le tentazioni brasiliane – “e ci facevamo invece una bella spaghettata...”  A questo punto, abbiamo interrotto il racconto di Paolo, rivelandogli che il segreto dei suoi prelibatissimi sughi era ormai stato reso pubblico.  Ridendo, Malpeli ha confessato: “Ebbene sì, per me è un piacere cucinare.  Ho preparato volentieri qualche sughetto, adattandolo agl’ingredienti locali: difficile trovare il basilico, e il pomodoro brasiliano non assomiglia per nulla al nostro...  Alla fine, però, ce la siamo cavata.  Una delle più grandi emozioni, per me, è stato quando Taoufik Makhloufi ha vinto la medaglia ed è venuto da me a dire, guarda, non l’ho ancora fatta a vedere a nessuno, la faccio vedere a te per primo.”

Su Skype, una Geórgia sorridente e gentile ci dice, in perfetto italiano dalla musicalità brasileira, che le è rimasto nel cuore l’abbraccio di Shaunae Miller, da lei trattata il giorno prima dell’oro nei 400m: all’indomani della medaglia, è tornata nell’hospitality adidas “e mi ha abbracciata forte forte.  Non ci sono parole per descrivere la sensazione che si prova aiutando questi atleti fortissimi, eppure così umili e unici”.

Come i grandi campioni, anche noi, nel nostro piccolo, ringraziamo di cuore questo gruppo spettacolare.  Di aver fatto onore a Human Tecar, a quanto c’è di meglio nel carattere italiano (amicizia e condivisione in primis) e... alla cucina nostrana.

Se non si chiama Human Tecar, non darà mai i benefici di Human Tecar

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