Esistono gare che escono dal tracciato. Che vanno al di là di qualsiasi consuetudine o pronostico. Gare da vedere per credere, che grazie alla tecnologia odierna, riusciamo a rivedere e rivivere, rievocandone emozioni e entusiasmi. Noi di Human Tecar, che siamo stati a fianco di tanti atleti con il nostro lavoro e abbiamo imparato a voler loro bene, non ce ne siamo ancora stancati. Rio 2016 ce ne ha regalate tante, di gare così. Pensate solo alla finale dei 400 metri, tanto maschile che femminile. Che brividi!
Domenica, 14 agosto, 3 del mattino ora italiana; anzi le 3, 43 secondi e 03. È un momento storico: Wayde van Niekerk, sudafricano appena 24enne, polverizza il record che resisteva da ben 17 anni, quello del grandissimo Michael Johnson (1999, Siviglia, 43’’18), dopo una lotta al cardiopalma con il campione olimpico uscente, il grenadino Kirani James, e un fantastico ‘veterano’ USA, nostro amico da sempre, LaShawn Merritt (campione olimpico nel 2008; ricorderete il racconto di Mario Scerri: il trentenne statunitense lo ha ringraziato a Rio, dichiarandogli di non essersi mai sentito meglio, grazie a Human Tecar).
Negli ultimi cento metri, gli spettatori hanno l’impressione che James e Merritt riescano a superare van Niekerk – non è così. Il sudafricano accelera a un ritmo impressionante; lui stesso dirà di non essersi reso conto di quanto stava succedendo, né di come avesse trovato la forza per distaccare avversari “di una così grande levatura” (cui spetterà l’argento – James, 43’’76 e il bronzo – Merritt, 43’’85). Parlerà del “miracolo” di quegli ultimi 100 metri – d’altra parte, fede e forza di sognare sono un po’ la chiave di lettura di questo campione di esemplare modestia, dai valori ben saldi, grato a chi gli ha dato supporto, in primis “Dio” (cui attribuisce talento e successo), la sua famiglia, i suoi amici e la sua coach 74enne, Anna Sofia Botha. Abbiamo avuto modo di osservarlo, nell’hospitality adidas, in sede di trattamento Human Tecar, e possiamo garantirvi che Wayde van Niekerk è autentico. Un campione vero – non solo di sport.
Alle 23:05 ora di Rio del 15 agosto, poi – le 04:05 di mattina del 16, ora italiana, ecco la finale dei 400 metri femminili, che ha visto una sfida all’ultimo respiro fra l’americana Allyson Felix, che negli ultimi dieci anni ha vinto tutto quanto si potesse vincere e sembrava pronta ad un quinto oro olimpico femminile da record, e la giovane promessa Shaunae Miller delle Bahama, che l’ha superata di soli 0’’07 con un vero e proprio tuffo oltre la linea di arrivo. La differenza fra le due non si è vista ad occhio nudo, c’è voluto il Photofinish, che ha confermato un personal best di 49’’44 per la ventiduenne bahamense, l’argento per la Felix in 49’’51, e il bronzo per Shericka Jackson della Giamaica in 49’’85.
Se non si chiama Human Tecar, non darà mai i benefici di Human Tecar